Mi capita spessissimo di parlare con persone che hanno lavorato o che lavorano in aziende strutturate o come si definiscono loro stesse, leader di mercato in un determinato settore, riscontrando sempre più spesso come la disorganizzazione e l’inefficienza delle stesse mini la carriera dei collaboratori che vi lavorano. Un problema di disorganizzazione ed inefficienza del management aziendale che mette in grave pericolo la carriera dei collaboratori e che, per certo, fa allontanare i migliori talenti. Credo che oggi viviamo in un mercato del lavoro in cui siano le persone, almeno quelle con una certa esperienza o lungimiranza, a scegliere le aziende di talento e non più il contrario. Chi invece si affaccia sul mercato del lavoro per la prima volta, è spesso vittima di queste aziende che si descrivono come leader e con solide vision e mission e non si accorge della frequente inefficienza delle stesse, rischiando di prendere parte ad un processo improduttivo e molto dannoso per l’autostima, la carriera e la crescita personale e professionale FACENDO DIVENTARE LE NOSTRE GIORNATE E I NOSTRI FALLIMENTI IN AZIENDA LA NOSTRA COMFORT ZONE.
Il principale problema di queste aziende credo sia certamente la disorganizzazione e l’incoerenza del management. Spesso vengono assunte persone completamente anti-professionali, in ruoli che non hanno mai ricoperto e completamente senza esperienza, dando a queste figure la libertà e la possibilità di muoversi a piacimento nel lavoro e tra i collaboratori affidandole aree critiche, nuovi progetti e dandole benefici senza che nessuno dei collaboratori riesca a capirne il motivo. Una persona anti-professionale è immediatamente riconosciuta anche da chi non ha alcuna esperienza e alla fine chi lavora sono i collaboratori i cui ruoli e le delimitazioni dei compiti diventano spesso nebulosi contornati da leader incoerenti che li caricano di lavoro e responsabilità altrui.
Ci si trova spesso in riunioni inutili e improduttive dove gli unici a loro agio sono queste figure che “non hanno altro da fare” se non controllare il lavoro di altri senza titolo alcuno E sfruttando la riunione per sapere “cosa hanno fatto gli altri” senza spiegare dove si sta andando tutti insieme.
Le riunioni improduttive sono immediatamente riconosciute e viste dai collaboratori come una perdita di tempo ed un giogo in cui si cercano colpe o si parla del week-end. Questo crea la paura di agire per il timore di sbagliare e non c’è cosa peggiore che non agire per formarsi continuamente ed essere formati, per entrare nelle logiche dell’azienda e per progredire senza paura; gli errori esistono e devono essere accolti ma soprattutto corretti. Un errore è tale solo se da questo non abbiamo imparato nulla.
I 5 ASSASSINI DELLA MOTIVAZIONE E DELLA CARRIERA
- PAURA DI SBAGLIARE
- RIUNIONI IMPRODUTTIVE
- MANCANZA DI OBIETTIVI E RUOLI CHIARI
- MANAGER INCOERENTE CHE CONTROLLA E CERCA COLPE
- AMBIENTE DI LAVORO TOSSICO A CAUSA DI ANTI-PROFESSIONALI
Tutto questo crea grossi buchi di autostima e mina profondamente la carriera dei collaboratori più giovani; quelli più lungimiranti e con esperienza, come detto prima, cambiano volentieri azienda.
Oltre agli anti-professionali, mi fa pensare spesso l’incoerenza dei manager che non vengono “capiti” essendo un giorno motivatori e un giorno “frustratori”. Un manager di oggi deve essere leader, deve essere lavoratore e deve essere passionale e coerente, deve trasmettere la vision e la mission, deve trasmettere il progetto vero, l’obiettivo e i passi per raggiungerlo insieme.
Ho cambiato molte realtà e per fortuna o per lungimiranza, ho sempre cercato di stare in ambienti produttivi, stimolanti, dove ruoli chiari e coerenti significano migliori performance di tutta la squadra ed è veramente un peccato che molte aziende, anche nuove nel mercato italiano, si limitino ad assumere e curare il benessere di incompetenti minando le carriere di tanti talenti che vi lavorano per la prima volta. La disorganizzazione aziendale non dovrebbe gravare sulle performance del singolo collaboratore ma questo credo sia quello che succede poiché i migliori profili, non se ne vanno dalle aziende che reputano valide mentre chi si immette per la prima volta nel mondo del lavoro, viene velocemente fagocitato in questi processi ed è difficile poi rialzare la testa e cambiare, una volta che il ruolo e l’autostima non sono chiari, rischiando di invischiarsi senza avanzare per molto tempo e facendo diventare queste situazioni la nostra “comfort zone”.
Ho approfondito maggiormente queste situazioni nell’Episodio 3 del mio Podcast Life Escape- il podcast per cambiare.
Grazie di essere passati di qui!